Accedi

Didattica

Conversazione con Rosemary Sassoon

Pubblicato il 3 Febbraio 2020

Rosemary Sassoon è una grande esperta delle forme delle lettere e della loro relazione con la lettura e la scrittura. Considerata la sua lunga carriera di studiosa, insegnante e scrittrice, riteniamo che in Italia meriti di essere maggiormente conosciuta

Nata in Gran Bretagna nel 1931, Rosemary Sassoon è una designer con tanti anni di esperienza che ha dedicato tutta la sua carriera alle forme delle lettere. Si è occupata delle gravi ricadute sul piano educativo e medico che le difficoltà di scrittura comportano per scolari e adulti, mostrando come una buona formazione scrittoria possa essere utilizzata in molti campi. I suoi numerosi libri su questi temi e il suo carattere Sassoon Primary, disegnato dopo aver condotto una ricerca durata due anni, le sono valsi una fama internazionale. Eppure nessuno dei suoi libri è stato pubblicato in Italia. Tenuto conto di questa lacuna, siamo lieti di pubblicare – a conclusione di questa intervista – una bibliografia completa fornita dall’autrice stessa.

SMED le ha rivolto alcune domande che hanno dato luogo a una lunga e appassionata corrispondenza email che ha toccato argomenti quali la sua vita e i suoi studi, i caratteri che ha disegnato, la scrittura dei bambini, il Manifesto per la scrittura a mano e alcuni dei suoi libri.

Un ritratto di Rosemary Sassoon com’era alcuni anni fa e la copertina di Handwriting of the Twentieth century, 1999. Il libro illustra gli sviluppi dell’insegnamento e dello studio della scrittura a mano nell’arco di tutto il Novecento.

Vita e studi

1. Il suo profilo su Wikipedia è molto conciso e lo stesso si può dire per qualsiasi altra fonte in rete. Ci sono poche informazioni sui suoi studi a eccezione del dottorato di ricerca del 1988 presso il Dipartimento di tipografia e comunicazione grafica dell’Università di Reading. Anche il paragrafo di Wikipedia dedicato alla sua bibliografia non sembra essere stato aggiornato e non include la sua autobiografia, By accident or design: challenges and coincidences in my life (2018). Presentando questo libro l’editore afferma: “[Sassoon] descrive in dettaglio il percorso che l’ha portata dalla progettazione agli aspetti educativi e medici dei problemi della scrittura a mano, quindi alla ricerca e al dottorato di ricerca, e infine a lavorare nell’area della leggibilità nella progettazione del carattere da stampa”.
Che studi ha fatto prima del suo dottorato di ricerca a Reading? Quando si è accorta di aver cambiato direzione nella sua vita professionale? Potrebbe dirci di più su questa evoluzione?

RS — La mia educazione fu interrotta dalla seconda guerra mondiale, fui mandata negli Stati Uniti all’età di nove anni. Fui fortunata e ottenni una borsa di studio in una scuola straordinaria, che mi consentì di godere del mio unico periodo di vera istruzione. Quando, a 12 anni, sono tornata nell’Inghilterra devastata dalla guerra, tutto ciò che avevo imparato non venne preso sul serio dai vecchi e stanchi insegnanti della mia scuola locale, faceva eccezione solo una nuova e giovane insegnante di arte. Mi rifugiai nell’aula di arte e mi lasciai trasportare dal mio interesse per la pittura floreale e soprattutto per le lezioni di calligrafia e lettering che mi dava. È così che è iniziato tutto. Senza di lei, tutto quello che potevo fare era mandare a memoria le lezioni e ottenere il diploma di maturità. A quel tempo, a 15 anni, i miei voti me lo avrebbero permesso, ma i miei erano dell’opinione che le ragazze non dovessero andare all’università. L’unico modo che mi restava per sfuggire a una scuola deprimente era scegliere la scuola d’arte.

Mi fu concesso solo un anno, ma per fortuna trovai un insegnante di lettering meraviglioso, Geoffrey Holden. Alla fine dell’anno disse che non aveva più niente da insegnarmi e che sarei dovuta andare dal suo maestro M.C. Oliver. L’altro mio interesse era la pittura floreale e sapevo già che volevo fare la designer. Ebbi la fortuna di trovare un bel lavoro in uno studio di design tessile e avevo un giorno libero la settimana per continuare i miei studi con il signor Oliver. Ho seguito per diversi anni le sue lezioni all’Hampstead Garden Suburb [sobborgo londinese], a partire dal 1948. Andavo anche il sabato mattina e sporadicamente ai suoi corsi serali alla Central School. Lì ci insegnava molto accuratamente il Foundational di Edward Johnston, e man mano che miglioravamo, potevamo dare una mano in alcuni lavori, come per esempio le iscrizioni per i caduti, molto richieste dopo la guerra. Ho imparato tantissimo dal maestro Oliver e in seguito la sua formazione mi è servita anche in altri campi.

Quando lo studio tessile in cui lavoravo da tre anni chiuse improvvisamente, cercai di mettermi in proprio, ma non era una buona idea nel mezzo di una crisi del settore. Avevo già deciso che una carriera da scriba classico non m’interessava. Cosa dovevo fare? La soluzione arrivò col primo straordinario colpo di fortuna della mia carriera. Un giorno, nel 1952, ho raccolto un giornale trovato sul treno. C’era un annuncio che diceva: “Cercasi designer bravo a scrivere e con esperienza di lavoro in studio”. Era di una ditta che faceva packaging. Il nuovo impiego mi permise di ampliare la mia esperienza e di applicare tutte le possibili forme di lettere in un nuovo ambito. E trovavo sempre il tempo di occuparmi anche di lavori tradizionali. Continuai così per sette anni finché non mi sposai e mi trasferii all’estero.

La copertina di By accident or design, 2018. Il sottotitolo dell’autobiografia recita: “Sfide e coincidenze nella mia vita.”

Per caso o di proposito

2. Presentando la sua autobiografia, l’editore aggiunge: “Sassoon affronta una serie di domande filosofiche su ciò che contribuisce a formare i nostri caratteri e quale ruolo hanno il caso e le coincidenze nelle nostre vite”.
Può spiegarci cosa intende con questo titolo divertente, By accident or design, che in italiano potrebbe esser tradotto in “Per caso o di proposito”?

RS — Il titolo descrive abbastanza bene la mia vita lavorativa. Sono e sarò sempre una designer. Indipendentemente dal campo in cui opera, descriverei un designer come qualcuno che usa la propria creatività per risolvere problemi. Non mi sono mai scelta intenzionalmente nessuno dei diversi ambiti di ricerca di cui mi è stato chiesto di occuparmi. Alcuni di essi possono essermi stati utili, ma altri costituivano sicuramente sfide non richieste. Vorrei elencarne alcune.

Intorno al 1980 stavo esplorando l’uso delle lettere come arte decorativa. Dopo aver disegnato alcune tovagliette basate su antiche ricette per Harrods, fui subissata da altre commissioni simili. Stanca di andare al British Museum per cercare materiale, mi recai alla biblioteca locale e lì trovai un libro di una certa Esther Aresty, che aveva la più grande collezione privata di libri di cucina del mondo. Feci un gran uso del suo libro e sentendomi piuttosto in colpa, decisi di calligrafare una delle sue ricette storiche e inviargliela come ringraziamento. Poco dopo venne a trovarmi con una proposta del suo editore americano per realizzare un libro sulla calligrafia. Disgraziatamente il suo editore morì, ma il libro intitolato The practical guide to calligraphy venne ripreso da Thames & Hudson nel 1982. Vendette molte migliaia di copie per venti anni e risvegliò il mio amore a lungo trascurato per la scrittura. Da allora ho continuato a scrivere pubblicando più di 30 libri nei successivi trentacinque anni.

Una delle otto tovagliette segnaposto con antiche ricette di cucina inglese realizzate per i grandi magazzini Harrods intorno al 1980.

Avevo insegnato un po’ per scoprire se il mio metodo semplificato di apprendimento della calligrafia e del lettering funzionava. La direzione scolastica locale, confondendo calligrafia e disegno delle lettere con la scrittura a mano, mi ha contattato e mi ha chiesto di insegnare agli insegnanti come affrontare i problemi della scrittura a mano. All’inizio non ero interessata e ho detto no, ma alla fine ho dovuto accettare la sfida perché non riuscivo a trovare nessuno che se ne facesse carico. Non sapevo che questa sarebbe stata la mia principale occupazione per i successivi vent’anni.

Guardando ai problemi nelle scuole, una cosa che mi preoccupava più delle lettere in sé era il tormento che provavano molti fra gli alunni più grandi. Tutto questo sembrava principalmente dovuto al fatto che non venivano insegnate correttamente cose importanti come la postura, la posizione del foglio e, soprattutto, la prensione della penna. Guarda caso erano tutti aspetti ben noti nella formazione di uno scriba professionale. Dalla storia della scrittura abbiamo imparato che ogni volta che cambiava uno strumento, come avvenuto col passaggio dalla penna d’oca al pennino di metallo, anche la prensione doveva cambiare. Ancora nessuno pensava che l’avvento di pennarelli e penne biro (che funzionavano meglio in posizione verticale) richiedesse una prensione diversa della penna e che quando questa si fosse consolidata sarebbe stato difficile modificarla.

Prensioni non convenzionali della penna (By accident or design, p. 39). In alto, da 1 a 6, le impugnature con la mano sinistra e in basso quelle con la mano destra. Non tutte sono sconsigliate: la 2 e la 7 possono funzionare bene e probabilmente anche la 12. La 7 in particolare è riproposta con maggiori informazioni nell’illustrazione che pubblichiamo alla fine, prima della bibliografia.

Ho usato l’espressione juvenile writer’s cramp [crampo del piccolo scrivano] per descrivere il tormento provato dagli alunni, che era provocato dalla tensione e dalla necessità di scrivere in fretta. Può causare sensibili tremori e perfino una parziale paralisi. Scrivendone e parlandone, l’argomento è venuto presto a conoscenza dei neurologi che sembravano aver dimenticato l’annoso problema del crampo dello scrivano che ha afflitto parecchi adulti prima che arrivassero le macchine per scrivere. Cominciarono a chiedermi di vedere i loro pazienti adulti.
Alla fine ne venne fuori un lavoro presso il nostro principale ospedale neurologico. Dopo una presentazione – dedicata all’insegnamento del lettering – a un gruppo di esperti di forme delle lettere a Reading, ricevetti un colpetto sulla spalla e mi sentii dire: “Lei può dimostrare che la programmazione motoria funziona, mentre noi possiamo solo formulare teorie al riguardo”. Cosa che non è difficile dimostrare, attraverso l’insegnamento delle forme delle lettere. Questo mi valse un invito a lavorare con l’Unità di Psicologia Applicata del Medical Research Council di Cambridge, un’altra esperienza da cui imparare.

Non ricordo in che ordine sia successo tutto negli anni ottanta. Quando il mio primo libro è stato pubblicato nell’82, ho ricevuto una meravigliosa lettera scritta a mano da un signore che chiedeva un campione del mio corsivo italico perché collezionava questo tipo di cose. Ha ricevuto una risposta educata nella mia solita tondeggiante scrittura veloce tutt’altro che italica. Poi me ne sono scordata. Qualche anno dopo, ho partecipato alla presentazione di un collega e mi son trovata seduta accanto a un simpatico signore. Evidentemente ci eravamo scambiati i nomi perché dopo mi ha invitato a un drink per parlarmi. Aveva seguito il mio lavoro e mi voleva offrire una posizione in Great Ormond Street, il nostro ospedale pediatrico di punta.

Forse il mio non è stato un corso di studi convenzionale, ma grazie ai molti libri e articoli pubblicati è servito a ottenere una qualifica adeguata per un dottorato di ricerca.

Illustrazione del carattere da stampa Sassoon Primary tratta da MyFonts. Il testo dice: “Caratteri specificamente disegnati per la lettura dei bambini. I caratteri attuali hanno tratti ascendenti e discendenti più corti per far stare più testo possibile in uno spazio limitato. Ai bambini servono lettere adatte, facilmente riconoscibili, capaci di produrre una ben definita forma della parola, con lunghi tratti ascendenti e discendenti.”

Un carattere per la lettura

3. Su sassoonfont.co.uk leggiamo: “Dopo aver scoperto che nessuno sapeva quali forme di lettere i bambini trovavano più facili da leggere, [Rosemary Sassoon] ha condotto due anni di ricerche sull’argomento prima di disegnare il suo carattere originale, il Sassoon Primary”.
— Potrebbe dirci di più sul carattere che ha disegnato?

RS — Il Sassoon Primary presenta forme arrotondate con una leggera inclinazione in avanti. Molti ritenevano che somigliasse al modello di Marion Richardson. I calligrafi e i disegnatori di lettere pensavano che forse mi ero lasciata influenzare dal Foundational. Ma nessuno delle due cose era vera. Il design del mio carattere tipografico è stato interamente frutto della ricerca su ciò che i bambini trovavano più facile da leggere. Quella ricerca è l’unica sfida che ho preso di mia iniziativa. Un giorno ero in un centro Bisogni Educativi Speciali per dare una mano a risolvere qualche problema o altro. All’ora del caffè il capo improvvisamente se ne uscì con queste esatte parole: “Tu che sai tutte queste cose strane, puoi dirmi perché i miei ragazzi possono leggere facilmente una pagina di questo libro ma non quella successiva?” La risposta era semplice, la pagina che seguiva era la prima con testo giustificato dopo una serie di pagine con testo a bandiera. È risaputo che non è consigliabile giustificare il testo quando le righe sono brevi e in corpi grandi come nei libri per i bimbi: ha l’effetto di alterare la spaziatura. E così in alcune righe le parole sono troppo spaziate e in altre troppo vicine l’una all’altra.

Questo mi ha fatto riflettere su quale fosse la spaziatura ottimale [delle lettere e delle parole] per favorire la lettura dei bambini. Non ho trovato alcuna ricerca sul tema e ho pensato che poteva essere interessante farla. Il problema successivo era quale tipo di carattere avrei dovuto usare per produrre esempi. Feci delle domande a Reading e mi fu detto che tutti sapevano che il Times Roman era il migliore. Non ero per niente d’accordo, poiché le lettere a, g e y ovviamente non lo erano. Ho fatto alcune indagini preliminari in un paio di scuole per dislessici e in una di queste mi hanno detto qualcosa di strano: ad alcuni dei loro bambini piaceva il Times Italic, non propriamente quel che mi sarei aspettata. Comunque nei miei esempi ho usato il Times Italic con il Times Roman e un carattere senza grazie tondo e inclinato.

I risultati di questo lavoro sono apparsi su Computers and Typography (1 e 2) pubblicati da Intellect. Per quanto riguarda la spaziatura, si trattava di una questione di buon senso. Interpellando gli alunni si è scoperto che i buoni lettori preferivano una spaziatura abbastanza ravvicinata e dicevano che la spaziatura ampia interrompeva la lettura. Ai lettori problematici piaceva la spaziatura ampia, fino al punto di preferire una frase per ogni riga. I risultati relativi ai caratteri tipografici sono stati sia interessanti sia utili. Il Times Roman è stato nel complesso il meno gradito mentre il Times Italic ha condiviso il primato delle preferenze con il carattere senza grazie inclinato. L’unico modo per scoprire perché ad alcuni bambini piaceva era chiederglielo. La risposta è stata che ciò che chiamo i tratti di uscita sulla riga di base del Times Italic avevano l’effetto di legare le parole insieme rendendole più facili da leggere. Avevano anche l’effetto di accentuare la forma della parola. Questa risposta ha determinato la presenza di tratti di uscita alla base delle mie lettere.

Il mio carattere era stato oggetto di ricerca solo in quanto carattere per la lettura, ma quando, dopo varie richieste, era stato leggermente modificato per la scrittura a mano ed è stato diffusamente adottato, esso ha contribuito al declino dell’uso del print script [lo stampatello minuscolo privo di tratti in uscita, diffuso a partire dagli anni venti]. In modo alquanto accidentale questo progetto ha fatto sì che lettere per la lettura e lettere per l’insegnamento della scrittura coincidessero.

Esempi di caratteri progettati per scopi scolastici (By accident or design, p. 54).

4. Su Sassoonfont.co.uk leggiamo anche: “Dal 1985, in collaborazione con il designer di caratteri Adrian Williams, è stata sviluppata un’intera gamma di caratteri per l’educazione alla lettura e alla scrittura a mano nelle scuole.”
— Com’è iniziata la collaborazione con Adrian Williams in Sassoonfont.co.uk? Qual era il processo di design? Può descrivere i caratteri che sono stati sviluppati e dirci a chi appartengono?

RS — Dopo aver progettato le lettere di base, dovevo capire come procedere perché non ero in grado di digitalizzare o commercializzare un carattere tipografico. In una conferenza in Germania decisi di offrire il progetto al Dipartimento di tipografia di Reading, ma venne rifiutato. Il giorno stesso incontrai Adrian Williams, allora un giovane type designer che fortunatamente viveva abbastanza vicino a me. Si offrì di digitalizzare il mio carattere originale per un importo molto ragionevole in cambio di metà degli utili. Non potevo garantire alcun profitto, ma accettai con gratitudine. Abbiamo lavorato bene insieme per 35 anni e lui ha fatto molto di più, occupandosi del marketing e della progettazione dettagliata dei caratteri tipografici successivi.

Il Sassoon Primary è stato pubblicato nel 1985 e il copyright sui caratteri tipografici dura solo 25 anni, quindi chiunque lo desideri può ora fare le proprie copie. Il copyright sul nome rimane comunque mio e quello sui dati digitalizzati è di Adrian. Poche persone si sono prese la briga di occuparsi di digitalizzazione, anche se c’è chi lo vende e non vale la pena preoccuparsene. Col passare del tempo Adrian trovava sempre più difficile occuparsi delle vendite e ha passato tutto alla Monotype due-tre anni fa. Lo vendono alla grande in tutto il mondo. Il sito sassoonfont.co.uk elenca ancora tutto il nostro campionario caratteri e fornisce informazioni.

5 — Pensa che sia una buona idea avere un carattere per leggere che è adatto anche a insegnare a scrivere?

RS — Il mio carattere è stato studiato esclusivamente per la lettura. Non ho mai voluto che il mio nome fosse associato a nessun modello di scrittura. Tuttavia, una volta che Sassoon Primary è uscito, da editori e insegnanti è arrivata la richiesta di utilizzare il carattere per altri scopi. Ho dovuto ammettere che la forma delle lettere rendeva facile insegnare il loro ductus. Non imponeva uno stile particolare e poteva essere liberamente interpretato da chi lo impiegava. Le uniche aggiunte necessarie erano un leggero allungamento dei tratti ascendenti e discendenti. Successivamente è stato progettato un carattere tipografico legato [Sassoon Joiner] e un analogo carattere da lettura più adulto [Sassoon Write]. Il fatto che il mio carattere originale si sia rivelato adatto alla scrittura a mano è stato, come ho già spiegato, del tutto casuale.

Non penso che sarebbe facile studiare e progettare un carattere adatto sia alla scrittura a mano sia alla lettura, ma questo non vuol dire che non bisogna provarci.

Illustrazione del carattere da stampa Sassoon Primary tratta da MyFonts. Le prime tre righe recitano: “Sassoon Primary è stato studiato con i bambini per migliorare la leggibilità di ampi paragrafi di testo.”

La scrittura a mano dei bambini

6. SMED sostiene il progetto Scrittura Corsiva, che tratta di insegnamento e apprendimento della scrittura a mano ed è appositamente concepito per i bambini di 5-8 anni e i loro insegnanti. Questo progetto, avviato da Monica Dengo più di 10 anni fa, riserva la massima attenzione alle esigenze dei principianti (questioni ergonomiche, postura e impugnatura, strumenti, famiglie di lettere, regole e istruzioni chiare ecc.) ed è basato su un modello di scrittura – progettato da Dengo in collaborazione con il designer di caratteri Riccardo Olocco (vedi Italica, una font calligrafica) – che fa riferimento alle forme della scrittura umanistica corsiva.
Secondo i membri fondatori e gli insegnanti di SMED “il modello italico merita di essere conosciuto per quello che è, lo storico capostipite di tutti i corsivi moderni, il modello che consente di conoscere la forma essenziale delle lettere e i pochi tratti necessari a tracciarle”. Ma abbiamo anche un approccio pragmatico all’insegnamento. Riteniamo che “qualunque sia il modello di scrittura insegnato a scuola, ciò che è davvero importante è che sia insegnato bene, con i movimenti giusti nelle direzioni convenzionali, secondo un metodo logico e progressivo, riservando la massima attenzione a tutte le componenti implicate dall’attività grafo-motoria” (vedi SMED e la scrittura a scuola).
Nei suoi libri lei fa sempre riferimento al modello di scrittura a mano italico, ma durante la sua lunga e fortunata carriera, in realtà lei non ha mai promosso l’italico come modello nazionale di scrittura a mano nel Regno Unito.
— Pensa che sarebbe utile adottare un modello nazionale di calligrafia? Ha mai notato qualche vantaggio effettivo dall’uso del modello italico rispetto ad altri modelli?

RS — Questa per me non è una domanda facile a cui rispondere in questo contesto. Sì, ho trattato dell’italico in alcuni dei miei libri, ma in un contesto storico. Mi piace vedere qualcosa di scritto in un italico rilassato, quando ero giudice di un concorso nazionale di scrittura a mano trovavo difficile non assegnare premi ai concorrenti delle poche e costose scuole private che riuscivano a insegnare la scrittura con profitto. Tuttavia, l’italico non è mai stato un successo in Gran Bretagna. Proverò a spiegare perché. C’è stato un periodo tra gli anni sessanta e ottanta in cui diversi modelli italici molto formali sono stati popolari per un certo periodo, ma con insegnanti totalmente impreparati a insegnarlo fu generalmente un disastro.

Chi è coinvolto nel vostro progetto deve capire che lo sviluppo della scrittura a mano si differenzia e gli atteggiamenti variano considerevolmente da paese a paese. Personalmente non ritengo opportuno adottare un rigido modello nazionale, specie oggi, in un momento in cui le esigenze fondamentali degli alunni stanno cambiando, occorre comprendere quanto sia difficile per gli insegnanti adottare di punto in bianco un qualsiasi nuovo, rigoroso modello di scrittura che potrebbe contraddire quello che hanno fatto prima. Bisogna anche rendersi conto che in diversi paesi l’insegnamento della scrittura a mano si sta gradualmente riducendo. Perciò raccomandare l’introduzione su larga scala dell’italico o di qualsiasi altro modello non è il modo migliore di procedere oggi. Alle persone serve una scrittura personale per soddisfare le proprie esigenze. Non importa se scrivono stretto o rotondo e più o meno inclinato.

Siamo assolutamente d’accordo con lei. Il nostro modello basato sullo stile italico è solo uno strumento con cui esercitarsi per imparare a scrivere. Non è un modello calligrafico da imitare pedissequamente, è un modello semplificato utile a sviluppare una corretta e funzionale scrittura personale.

Modelli di scrittura degli anni novanta (Handwriting of the Twentieth Century, p. 146).

La memoria di Maria Montessori

7. Diverse scuole in Italia, in particolare le scuole montessoriane, insegnano a scrivere in corsivo a bambini in tenera età, attraverso un intenso esercizio fisico, indipendentemente dalle loro capacità di lettura.
Pensa che questa sia una buona pratica o potrebbe essere causa dell’adozione prematura di strategie globali di lettura, quando i bambini sono ancora alle prese con le strategie di discriminazione delle singole lettere e di flessione dei singoli suoni? In altre parole, la scrittura corsiva o legata è solo un’abilità motoria o dipende anche da altre capacità e abilità cognitive?

RS — Maria Montessori è stata una figura incredibile. Ha compreso, meglio di chiunque altro, la stretta relazione fra il corpo e l’atto di scrivere. Ecco una delle sue affermazioni che preferisco: “Imparare a scrivere a mano vuol dire caricare la memoria muscolare”. Questo ci ricorda che il movimento con cui eseguire le lettere è un’abilità motoria, qualcosa di fisico e una volta automatizzato è molto difficile da cambiare.

Alfabeti per la didattica montessoriana (Handwriting of the Twentieth Century, p. 85). In alto: stampato e corsivo per un catalogo Montessori americano. Al centro: lettere in legno per un catalogo di materiali Montessori distribuiti nell’Europa continentale. In basso: (a sinistra) coppie di lettere di carta vetrata in stampato minuscolo utilizzate per favorire il collegamento di scrittura, ortografia e lettura; (a destra) lettere modificate del Sassoon Primary con gli indispensabili tratti d’uscita che facilitano l’acquisizione di una scrittura legata.

A proposito delle forme delle lettere Montessori, forse in Italia il modello non è cambiato molto da un secolo fa, ma in tanti altri paesi le scuole hanno molto semplificato i loro modelli. Nel mio Handwriting of the Twentieth Century ho riprodotto parecchi modelli più semplici utilizzati in altri paesi che non portano traccia delle complesse implicazioni delle lettere originali. Per inciso, non appena è stato lanciato Sassoon Primary, siamo stati contattati e ci è stato chiesto di creare un carattere leggermente modificato per l’utilizzo in ambito montessoriano in Inghilterra. Ho qui con me un set delle loro lettere di carta vetrata.

Dobbiamo ricordarci che Montessori ha lavorato in un’epoca diversa, in cui l’uso della scrittura a mano era diverso ed erano in uso strumenti diversi. Se guardiamo la scrittura degli adulti in tutto il mondo, la maggior parte di loro oggi solleva la penna nel mezzo delle parole specie se lunghe. Se i bambini imparano un modello con tratti di uscita sulla riga di base, adatto cioè a favorire lo scorrimento da sinistra a destra, penso che dopo bisognerebbe mostrare loro come unire le lettere. Poi possono essere incoraggiati a utilizzare le legature coi loro tempi, nel rispetto delle loro stesse esigenze. Certamente non penso che oggi dovrebbe essere obbligatorio insegnare la scrittura corsiva, cioè legata.

Considererei la scrittura a mano e la lettura due abilità distinte. Dovrebbero essere insegnate separatamente. E certamente non sarei dell’opinione che insegnare il corsivo possa influenzare in qualche modo le capacità di lettura.

Pagina riprodotta da Everyday’s writing di Ruth Fagg, 1962 (Handwriting of the Twentieth Century, p. 128).

In cerca di consigli

8 — Come si possono prevenire le difficoltà di scrittura nella prima infanzia attraverso le attività quotidiane? Quante ore alla settimana e quali attività consiglierebbe ad allievi di età compresa tra 5 e 8, 9 e 12 anni?

RS — Non sono la persona più adatta a rispondere a questa domanda non essendo mai stata un’insegnante. Partendo dai 13 anni e scendendo, mi aspetterei che a quel punto tutti gli alunni siano scrittori efficienti. Anche a 9 anni solo qualche allievo potrebbe aver bisogno di assistenza per una lettera specifica o qualche altro problema, non credo che gli insegnanti dovrebbero dedicare tempo all’insegnamento della scrittura a mano in classe.

A 5 anni o anche prima concordo con Monica Dengo sulla necessità di riservare la massima attenzione alle esigenze dei principianti: ergonomia, postura e impugnatura della penna, strumenti e anche posizionamento del foglio (molto importante per i mancini). Giocare con sequenze di tratti e apprenderne gli schemi porta all’apprendimento dell’alfabeto per gruppi di lettere accomunati dal tratto. È essenziale insegnare il corretto movimento per eseguire le lettere: il ductus. Ciò significa sapere da dove iniziare e come proseguire quando si scrive. Per me questo è molto più importante che cercare di far seguire ai bambini un modello particolare.

Vari esempi di scrittura a mano proposti da Tom Barnard fra la fine degli anni settanta e gli inizi del decennio successivo (Handwriting of the Twentieth Century, p. 136).

9 — Ha qualche altro suggerimento su come imparare a scrivere? Come possiamo rendere i bambini interessati alla scrittura a mano? La scrittura a mano dovrebbe essere più legata alle lezioni d’arte in futuro?

RS — Innanzitutto vi prego di capire che sebbene apprezzi ovviamente le belle forme delle lettere, sono stata immersa nelle difficoltà della scrittura a mano per così tanto tempo che questo influenza in qualche modo le mie attitudini. La mia principale priorità è cercare di rendere la scrittura manuale sensata e facile da insegnare per gli insegnanti e da imparare per i bambini. Se non lo facciamo, altri paesi seguiranno l’esempio di quelli che stanno cominciando a eliminare la scrittura a mano a fronte dell’uso sempre più diffuso della tecnologia.

La scrittura a mano è un’abilità difficile da padroneggiare per i bambini, quindi come si può renderla attraente? Per questo ci vuole un buon insegnante, che per prima cosa incoraggia e – ancora più importante – non critica gli sforzi del bambino. La critica ha l’effetto di frenare la creatività, l’incoraggiamento tutto il contrario. A cinque anni sono probabilmente troppo piccoli per rendersi conto che la loro scrittura è il modo in cui lasciano il segno nel mondo, ma in seguito potrebbe essere una buona idea per loro guardare la scrittura dei loro compagni di classe (o persino scritture di adulti) e discutere di come caratteristiche diverse si manifestano attraverso la scrittura di persone diverse. È solo un’idea, ma bisogna avere fantasia.

Temo che oggi sia difficile vedere la scrittura a mano accompagnarsi alle lezioni d’arte. L’insegnamento è purtroppo trascurato anche nelle scuole d’arte. Mi auguro che ci saranno ancora quelli che, più tardi nella vita, apprezzeranno la bellezza delle forme delle lettere e non solo nella scrittura.

Caratteri digitali per uso didattico tratti da varie fonti (Handwriting of the Twentieth Century, p. 150). In alto: tre campioni di testo composti in altrettanti caratteri. Al centro: (a sinistra) le famiglie di lettere del Sassoon Primary, carattere che consente la riproduzione di materiale utile sia per la lettura sia per la scrittura; (a destra) ecco come si legano le lettere del Sassoon Primary. In basso: vari modi di illustrare il punto di ingresso e la direzione dei tratti (vale a dire il ductus).

10 — Quali strategie possono essere sviluppate e insegnate per rendere la scrittura leggera e scorrevole?

RS — In merito a una scrittura scorrevole ho già dato un suggerimento fondamentale: per incoraggiare la fluidità è necessario un tratto di uscita che favorisca un facile movimento da sinistra a destra senza troppa pressione sul bambino perché sia fedele a un qualsiasi modello. L’aggettivo ‘leggera’, o meglio il suo contrario, suggerisce qualcosa di diverso. Suggerisce tensione. La tensione influenza la scrittura nel senso di una eccessiva pressione della penna sul foglio. Perché la scrittura sia leggera, chi scrive deve essere rilassato. Sarà necessario un insegnante comprensivo per scoprire quale delle molte cause può aver provocato questa tensione.

11 — Come possono gli alunni scrivere velocemente senza compromettere la leggibilità?

RS — È quasi impossibile che la velocità non influisca in una certa misura sulla leggibilità. Questo è il punto centrale della scrittura come forma di comunicazione e sua idoneità allo scopo. Il consiglio che ho dato al nostro Curriculum Council [l’autorità governativa dell’Australia Occidentale preposta al curriculum e agli standard scolastici] è stato questo: che nella scuola secondaria, se non prima, gli alunni dovrebbero essere incoraggiati ad avere due livelli di scrittura manuale, un livello più lento per la massima leggibilità, solo per certi scopi, e uno più veloce, il più leggibile possibile, da considerare necessario, perfino vitale, per le tante altre necessità degli alunni nel loro lavoro scolastico quotidiano. Questo è stato uno dei pochi suggerimenti miei che il Consiglio ha accolto.

Nel tentativo di rispondere alle vostre domande, posso solo sperare di essere stata capace di mostrare l’altro lato della scrittura a mano cioè i molti problemi che oggi la affliggono e l’ardua impresa di formare insegnanti all’uso di un modello che molti di loro troveranno difficile.

La home page del Manifesto per la scrittura a mano.

Manifesto per la scrittura a mano

12. Abbiamo ancora qualche domanda… Lei è tra i primi firmatari del Manifesto per la scrittura a mano (aprile 2019) che elenca molte valide ragioni per riconoscere ed evidenziare il ruolo della scrittura manuale nel mondo moderno.
Alcuni – e tra questi la nostra socia fondatrice, Laura Bravar –  hanno osservato che il Manifesto mostra una preoccupazione calligrafica (in effetti molti primi firmatari sono calligrafi). Per esempio, al punto 6 intitolato “Le ricerche mostrano che la scrittura manuale può essere uno strumento educativo essenziale ed efficace”, si legge nella prima riga: “La ricerca in questo campo indica chiaramente che la scrittura manuale influenza lettura, scrittura, linguaggio e pensiero critico”; e il punto 7 afferma che la scrittura a mano può insegnare l’autocontrollo ai bambini. A loro avviso, queste affermazioni sembrano essere malaccorte dal punto di vista scientifico, quindi non possono essere apprezzate da altri professionisti del mondo dell’educazione dei bambini come logopedisti, psicologi, tecnici, studiosi ecc.
Cosa ne pensa di queste osservazioni? C’è qualcos’altro che vorrebbe modificare o aggiungere al Manifesto? Più in generale, che consiglio darebbe ai legislatori riguardo alla scrittura manuale oggi?

RS — Sono assolutamente d’accordo con le cose che dice Laura Bravar e ritengo che le sue opinioni siano molto importanti per il Manifesto e vadano considerate e portate avanti.

Qualsiasi ricerca a livello scientifico con bambini piccoli è notoriamente difficile da condurre. L’atmosfera in cui viene intrapresa ha l’effetto di rendere i bambini tesi ancora più tesi e quelli competitivi finiscono per strafare, alterando quindi qualsiasi risultato. Gran parte della cosiddetta ricerca dipende dalle opinioni personali del ricercatore. Se può interessare, studio sempre la metodologia di questi rapporti scientifici prima di prendere in considerazione l’idea di leggerli.

Mi ci sono voluti, come a chiunque altro, tanti anni per conoscere i molti aspetti della scrittura a mano. Quel che ho imparato durante la mia formazione di scrittrice e disegnatrice di lettere è contato parecchio per me. Chiunque si occupa di legislazione in materia di istruzione o svolge una delle altre professioni menzionate dovrebbe avere avuto il tempo di sperimentare ogni aspetto della scrittura manuale.

Tipici motivi di Marion Richardson costituiti da sequenze di lettere. Sono tratti dalla sua raccolta di libretti Writing & writing patterns, 1935 (By accident or design, p. 73).

Qual è il prossimo libro?

13. Lei ha depositato tutti i materiali relativi al suo lavoro sulla scrittura a mano nell’archivio del London University Institute of Education (ora University College), mentre il resto dei suoi documenti si trova alla Sunderland University sotto l’occhio vigile del suo buon amico Ewan Clayton.
Al momento qualcuno sta lavorando sui suoi documenti? Di cosa trattano quelli lasciati alla Sunderland University?

RS — Ho consegnato i miei documenti e altro materiale solo nel 2015, quando mi sono trasferita in Australia. Molti esempi di scrittura a mano sono andati alla London University, School of Education. Lì ci sono tutti gli esempi che avevo acquisito mentre studiavo per il mio dottorato. Insieme ci sono centinaia di esempi provenienti da scuole, adulti e medici, oltre alle fotografie scattate nell’arco di venticinque anni di lavoro. Il materiale medico non sarà disponibile per vent’anni per ragioni di riservatezza.

L’archivista ha chiarito che ci vorrà del tempo per catalogare tutto questo. Non ho idea se questo sia già avvenuto. Considero questo materiale come una documentazione e un archivio per gli anni a venire, quando sarà difficile trovare molto materiale scritto a mano da studiare. Non ho alcun controllo su come tutto questo verrà utilizzato in futuro.

La metà di ciò che è stato inviato a Ewan Clayton riguardava la tipografia. Il resto consisteva in una grande collezione di documenti di scrittura a mano, alcuni proprio miei insieme ad altri che avevo raccolto, molti dei quali mi sono stati affidati da altre persone. Di recente Ewan mi ha detto che tutto è stato trasferito dal suo dipartimento alla Murray Library, la biblioteca dell’università.

14 — Ha scritto altro dopo la sua autobiografia?

RS — Ho da poco pubblicato un nuovo libro, ma su un argomento abbastanza diverso. Si intitola A short guide to growing older [Breve guida all’invecchiare]. Dubito che a molti voi di servano consigli sull’argomento, ma qui dove sto, in Australia Occidentale, molte persone più anziane ne hanno bisogno. Nessuno pensa davvero a quel che significa invecchiare realmente. La mia guida si occupa prima di tutto del bisogno, ben prima di arrivarci, di sviluppare interessi e strategie per tener occupati se stessi e la propria mente; sono cose necessarie quanto fare esercizio fisico, seguire una dieta ecc. Il libro offre molte idee pratiche prima di passare a questioni più serie.

— Grazie mille per la sua gentile e illuminante collaborazione.

La prensione non convenzionale della penna fra indice e medio attribuita al neurologo belga Henri Callewaert (By accident or design, p. 48). La didascalia offre nuove informazioni su questa eccellente impugnatura già illustrata più sopra insieme ad altre: “La prensione alternativa o attribuita a Callewaert era stata illustrata nel suo libro del 1962 Graphologie et physiologie de l’écriture. Anche allora però non era una novità, come mostra il ritratto di Eugene Delacroix riprodotto su questa banconota francese.”

Questa intervista è stata condotta per SMED da Massimo Gonzato e poi discussa e redatta con Rosemary Sassoon fra luglio e dicembre 2019. Le socie fondatrici Laura Bravar, Monica Dengo e Daniela Moretto hanno partecipato con domande e commenti.

Rosemary Sassoon – bibliografia

1982. The practical guide to calligraphy, Thames and Hudson

1983. The practical guide to children’s handwriting, Thames and Hudson 

1984. Con G. SE Briem, Teach yourself handwriting, Hodder and Stoughton 

1985. The practical guide to lettering, Thames and Hudson

1986. Helping your handwriting, Arnold Wheaton (testi per alunni e insegnanti)      

1990. Handwriting: the way to teach it, Stanley Thornes

1990. Handwriting: a new perspective, Stanley Thornes                             

1992. Con P. Lovett, Creating letterforms, Thames and  Hudson

1993. Computers and typography, Intellect

1993. Con G. SE Briem, Teach yourself better handwriting, Hodder and Stoughton (nuova edizione di Teach yourself handwriting)

1993. The art and science of handwriting, Intellect

1994. Helping with handwriting, Arnold Wheaton (nuova edizione di Helping your handwriting)    

1995. The acquisition of a second writing system, Intellect

1995. Nuova edizione di Handwriting: the way to teach it, Leopard Learning

1995. Nuova edizione di The practical guide to children’s handwriting, Hodder and Stoughton (in seguito pubblicato con Leopard Learning)

1997. Con A. Gaur, Signs, symbols and icons, Intellect

1999. Handwriting of the Twentieth Century, Routledge

2001. Computers and typography 2, Intellect

2002. Understanding stroke, Pardoe Blacker

2003. Nuova edizione di Handwriting: the way to teach it, Paul Chapman

2006. Handwriting problems in the secondary school, Paul Chapman–Sage

2007. Nuova edizione di Handwriting of the Twentieth Century, Intellect

2008. Write for life, McGraw Hill (cinque quaderni di esercizi e testo per l’insegnante)

2008. The designer: half a century of change in image, training, and techniques, Intellect

2009. Lettering from formal to informal, A&C Black

2010. Keeping chronicles, A&C Black

2011. Marion Richardson: her life and contribution to handwriting, Intellect

2013. Nuova edizione di Understanding stroke, The Book Guild

2015. The power of letterforms, The Unicorn Press                     

2016. Fruit: grow, cook and preserve your own, The Book Guild

2016. Nuova edizione di Lettering From formal to informal, Unicorn

2016. Designing textiles in the mid 20th Century, The Book Guild

2018. By accident or design: challenges and coincidences in my life, Intellect

2018. Edizione rivista di Keeping chronicles, The Book Guild  

2019. A short guide to growing older, The Book Guild

    Richiedi maggiori informazioni